Lo studio delle espressioni del volto umano come possibile ausilio alle tecniche d’investigazione

1 Lo studio delle espressioni del volto umano come possibile ausilio alle tecniche d’investigazione

Chieti, 04 Maggio 2013 – L’Associazione Culturale “Gens Nova” ha organizzato la giornata di studio sul tema: “LO STUDIO DELLE ESPRESSIONI DEL VOLTO UMANO COME POSSIBILE AUSILIO ALLE TECNICHE D’INVESTIGAZIONE”.
Interventi di relazione: Dott. Maurizio De Meis, Dottore in Psicologia Clinica (“Le tecniche di analisi delle espressioni del volto umano nella comunicazione extra verbale”);
Dott. Giuseppe Falasca, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Chieti (“L’uso della scienza nelle investigazioni del Pubblico Ministero”); Prof. Avv. Antonio Maria La Scala, Penalista del Foro di Bari, Docente di Diritto Penale Commerciale c/o la Facoltà di Economia Università L.U.M. Jean Monnet e Presidente Nazionale dell’Associazione Gens Nova (“La validità della ‘prova scientifica’ acquisita sulla scena del crimine, ed il suo ‘uso’ nel processo penale”).
Ha moderato: Dott. Pietro Falco, Medico Legale e Direttore dell’Unità di Medicina Legale presso l’ASL-2 Lanciano-Vasto-Chieti.
Ai partecipanti del convegno è stato illustrato come sia possibile osservare ed analizzare le espressioni del volto di un soggetto in interazione verbale, e di come si possano cogliere gli indizi che rivelano eventuali intenzioni di simulazione.
La parola non è l’unico mezzo di comunicazione fra gli uomini, se il linguaggio è in grado di esprimere concetti mentali e idee, di descrivere oggetti, atti, situazioni, se addirittura è capace di riflettere su se stesso, trasmettendo le più sottili sfumature, è tuttavia, la comunicazione non verbale che esprime, in modo più immediato, gli stati d’animo e le emozioni, che trasmette idee e sentimenti. Cosi, ogni comunicazione avviene su due piani: verbale e non verbale. Ciò in quanto, le parole assumono un significato anche in rapporto al modo in cui vengono pronunciate, all’espressione del volto, ai gesti, alle situazioni in cui vengono espresse. In realtà, sono proprio gli atteggiamenti non verbali, ossia, la postura, lo sguardo, la voce, i gesti, i movimenti, la mimica, il tono muscolare, lo spazio, il modo di muoversi e di vestirsi, che hanno la forza di esprimere in modo autentico, il significato profondo di ciò che si intende comunicare, confermando, rafforzando o smentendo la parola.
Secondo alcune ricerche, svolte sulla natura dell’atto comunicativo, la qualità delle relazioni comunicative è soprattutto influenzata da messaggi non verbali, tant’è che emerge un dato interessante; gli stati d’animo e gli atteggiamenti del nostro interlocutore traspaiono solo nel 7% dei casi dalle parole, mentre nel 38% e nel 55% dei casi, sono la voce e la gestualità i veri indicatori dei suoi sentimenti. Ciò perché, per il fatto di veicolare contenuti di tipo logico-razionale, la comunicazione verbale è molto più soggetta ad un controllo cosciente rispetto alla comunicazione non verbale.
Questa infatti, prestandosi principalmente ad esprimere contenuti di tipo emotivo-relazionale, non è sempre sotto il controllo della volontà e del comportamento razionale e, se è possibile controllare la sintassi del proprio discorso, attraverso un attento studio delle regole grammaticali, in modo da comunicare consapevolmente un messaggio, è molto più complicato controllare e modificare intenzionalmente i segni della comunicazione non verbale, ciò perché difficilmente il corpo riesce a mentire.
Analizzando il primo assioma della comunicazione, ossia il principio che “non si può non comunicare”, deriva che ogni comportamento è comunicazione, anche l’assenza inconsapevole di intenzionalità a comunicare, il non prestare attenzione agli altri, il silenzio, sono anch’essi messaggi che, dal punto di vista della relazione, hanno un valore semantico e pragmatico molto importante.
Diceva Freud:” nessun essere umano può conservare un segreto. Se le sue labbra tacciono, chiacchierano le punte delle sue dita; il tradimento trapela da ogni poro”. Per una buona riuscita dell’interazione comunicativa infatti, bisogna fare attenzione a tutti quei micro-comportamenti, che diversamente dalla parola, rappresentano una vera e propria “sfera di cristallo”, attraverso la quale leggere la personalità e i lati più nascosti del nostro interlocutore.
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In particolare, avere dimestichezza con i messaggi del corpo, riconoscere i messaggi non verbali, aiuta il detective a comprendere la tipologia delle persone con le quali entra in contatto, in modo da svelarne le menzogne, carpirne il pensiero e quindi riuscire a pilotare e controllare il rapporto.
La “Cinesica”, ossia l’uso comunicativo del corpo, è una delle modalità relazionali extralinguistiche più significative. Per “linguaggio del corpo” si intende quello che fa riferimento a quel sistema, in gran parte inconscio, relativo alle emozioni ed all’affettività, consistente in un complesso di regolazioni riflesse e automatiche del tono muscolare, dell’atteggiamento posturale, della mimica facciale e gesticolatoria, della distanza personale e dell’uso dello spazio circostante (questi ultimi due aspetti noti come prossemica). Nella comunicazione, la gestualità ha un ruolo fondamentale, infatti essendone parte integrante, può rappresentare un rinforzo, un’involontaria smentita, o una fonte di feedback. Rientra senz’altro nella cinesica lo “sguardo”, che tra gli elementi non verbali è tra i più potenti. Il modo più immediato per capire i codici utilizzati dal nostro interlocutore è proprio quello di guardarlo negli occhi.
Solitamente si guardano negli occhi solo le persone con le quali si instaura un buon feeling. Prolungato, fuggevole, dolce, autoritario, amorevole, intenso, lo guardo può segnalare amore, ammirazione, distacco, vergogna, timidezza, minaccia, ansia, depressione, comprensione. In realtà, ogni zona del volto ha la capacità di trasmettere gli stati emozionali più svariati, la bocca, il naso, il colorito della pelle e le sopracciglia, che addirittura hanno un repertorio di 23 posizioni diverse! Anche la postura, cioè la posizione che, in piedi o seduti, si assume, fornisce indicazioni, sugli stati emozionali.
Una persona depressa, per esempio, siederà accasciata, rannicchiata, come abbandonata, quella ansiosa prenderà una posizione eretta, attenta, con continui movimenti che denotano una tensione muscolare. Anche il tono delle voce può indicare amicizia, ostilità, superiorità o inferiorità e il timbro, la velocità e la fluidità dell’eloquio possono dare informazioni utili sullo stato emotivo di chi parla. E’ tipico della persona ansiosa avere maggiori esitazioni e fare più errori nel parlare, mentre per quella depressa il tono è sempre basso e monotono.
Altra modalità relazionale, diversa dal linguaggio è appunto, la “prossemica”, consistente nell’uso comunicativo delle distanze interpersonali. Ognuno si muove all’interno di uno spazio che, secondo la sua ampiezza, lo isola o lo avvicina agli altri. Senz’altro lo spazio fisico che l’interlocutore pone tra sé e l’altro sta ad indicare la maggiore o minore intimità o il desiderio di essa, un senso di timore o di soggezione, la disponibilità o il rifiuto, la ricerca o meno di relazioni sociali. Naturale prosecuzione della prossemica è la “digitale”: se andremo molto vicino ad un soggetto finiremo per toccarlo. Il contatto si ricerca e si accetta solo se c’è un certo grado di fiducia e di intimità. Non di rado esso manifesta aggressività. Perché realmente ci possano essere d’aiuto nello svolgimento delle nostre indagini, è importante, che tutti questi segnali siano letti in maniera svincolata da qualsiasi condizionamento o giudizio, infatti è molto rischioso considerata la materia, particolarmente coinvolgente dal punto di vista emotivo, rimanere intrappolati, dai propri pregiudizi o dalle proprie esperienze pregresse, rischiando in tal modo di perdere l’efficacia di tali strumenti. L’incontro ha avuto lo scopo di affrontare gli elementi basilari con riguardo anche al sopralluogo giudiziario sulla scena del crimine, ponendo l’attenzione sui ruoli e sulle dinamiche operative di alcune delle importanti figure tecnico-scientifiche impegnate in tale tipologia di intervento.
Il corso formativo è stato rivolto alle Forze di Polizia dello Stato e Locali, Vigili del Fuoco, Avvocati penalisti, Psicologi, studenti universitari e Cultori del diritto in generale. Il tema di studio ha avuto lo scopo di indagare la comunicazione extra verbale, in particolare quella che avviene attraverso il volto umano, durante le interazioni fra gli Organi Giudiziari e le persone sottoposte alle indagini, attraverso l’analisi degli aspetti generali della fisiognomica e delle attuali conoscenze sulle relazioni intercorrenti fra i vissuti emozionali e le correlate espressioni del volto.
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L’evento, patrocinato dalla L.U.M. (Libera Università Mediterranea “Jean Monnet” di Casamassima), dall’Ordine degli Avvocati di Chieti e dall’ASL-2 Lanciano-Vasto-Chieti, si è svolto presso il Campus dell’Università “G. D’Annunzio” - Aula Magna della Facoltà di Lettere di Chieti, con inizio alle ore 08:30.