Mani Pulite 17 anni dopo

1 Mani Pulite 17 anni dopo

Bari, 08 Maggio 2009 – L’Associazione Culturale “Gens Nova” ha presentato l’incontro-dibattito dal tema: “MANI PULITE 17 ANNI DOPO”.
Relatori: Dott. Piercamillo Davigo, già componente del pool “Mani Pulite” della Procura della Repubblica di Milano; Dott. Lorenzo Nicastro, Sostituto Procuratore della Repubblica di Bari.
Introduzione e saluti: Prof. Avv. Antonio Maria La Scala, Avvocato del Foro di Bari e Presidente Nazionale Associazione “Gens Nova”.
Come tutti sanno con l'espressione Mani pulite è stata designata dai media un'indagine giudiziaria condotta a livello nazionale in Italia durante gli anni Novanta. Dalle indagini emerse una sconvolgente diffusione della corruzione, della concussione e del finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano detta Tangentopoli. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio.
Le inchieste furono inizialmente condotte da un pool della Procura della Repubblica di Milano (formato dai magistrati Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Ilda Boccassini e guidato dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dal suo vice Gerardo D'Ambrosio) e allargate a tutto il territorio nazionale, diedero vita ad una grande indignazione dell'opinione pubblica e di fatto rivoluzionarono la scena politica italiana. Partiti storici come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il PSDI, il PLI, il PRI sparirono o furono fortemente ridimensionati, tanto da far parlare di un passaggio ad una Seconda Repubblica.
L’inchiesta cd. “Mani Pulite” poi detta “Tangentopoli” esplode quindi il 17 febbraio 1992 quando il presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa, uomo molto vicino a Bettino Craxi, viene colto con le mani nel sacco mentre incassa una tangente di sette milioni: i giudici del pool diretto da Francesco Saverio Borrelli non guardano in faccia nessuno e lo sbattono in galera.
E' la prima goccia che Di Pietro inizia a scavare nella pietra degli scandali. Poi la goccia diventa un’alluvione, un tornado. Seguono 25 mesi di bufere giudiziarie coinvolgendo personaggi considerati da sempre intoccabili. Vengono alla luce la corruzione e gli illeciti finanziari delle imprese per il finanziamento ai partiti i cui beneficiari, sembra, che proprio tutti (in base alle loro dichiarazioni di innocenza "perché lo facevano tutti") lavorassero per il bene del Paese.
E' l'inizio di una nuova fase della vita italiana che tutti noi ricordiamo per averla vissuta direttamente, fra entusiasmi e paure, speranze e delusioni.
Quello che per quarant'anni era avvenuto regolarmente davanti agli occhi di tanti tenuti sempre ben chiusi, ora viene perseguito, provato, punito. Il coperchio del vaso di Pandora è stato aperto e ne sono usciti scandali di ogni genere. Andreotti finisce sotto processo, Craxi scappa in Tunisia; qualcuno si suicida, altri vanno in prigione.
La Politica, la Finanza, l'Imprenditoria ne è sconvolta. Nei successivi 25 mesi ci saranno: 4525 personaggi in carcere, 25.400 avvisi di garanzia, dieci suicidi, 1069 parlamentari e uomini politici coinvolti.
E' una stagione che passa come un tornado sulla vita italiana, fino a che il vento non cambia nuovamente e si mettono sotto accusa i giudici di Mani Pulite.
Le conseguenze saranno comunque politicamente catastrofiche per alcuni partiti, proprio quelli che hanno alle spalle una grande tradizione storica.
Ma perché si ruba tanto? Perché da noi si ruba più che negli altri Paesi industrializzati? In Italia non si è mai riusciti a costruire un forte senso dello Stato e un po' di orgoglio nazionale. Mancano le basi minime di educazione civica: quello che è di tutti per gli italiani è come se non fosse di nessuno, mentre in realtà è di ciascuno. I furbi sono generalmente apprezzati, e se vengono sorpresi a rubare li si scusa in quanto vittime di un "piccolo incidente". Per sopravvivere in una società debole e malata l'arte di arrangiarsi è l'unica che permette di alleviare a sé e agli altri disagi più o meno piccoli, e restare all'interno di una catena solidale basata su clientelismi e favore è un'abitudine molto ben radicata, specialmente in Meridione.
45
Infine, l'esistenza di miriadi di leggi e leggine: tante, tantissime, così tante che è impossibile controllare che vengano rispettate, è praticamente un invito a non osservarle.
In una sentenza il giudice LOMBARDI a conclusione di un processo, dirà molto lapidariamente: "Si pagava al ministero o nelle imprese, per strada o al cantiere, in pieno giorno o a tarda sera, in cielo, in terra e in ogni luogo".
Tutti sapevano, ma nessuno parlava, chi pagava e poi prendeva gli appalti subiva, chi non li otteneva stava zitto e aspettava il suo turno, ribellarsi voleva dire essere messo sul libro nero e sparire per sempre da ogni commessa sia privata che pubblica. Questo andazzo che poi è stata denominata con una frase più soft, "dazione ambientale", aveva solo due alternative o convivere per lavorare oppure opporsi; ma poi bisognava chiudere per sempre.
Mani pulite è tuttora al centro di un ampio dibattito storiografico e politico. Le inchieste sono state difese e rivalutate da molti sostenitori della politica pulita come Beppe Grillo, Marco Travaglio e Peter Gomez che hanno scritto libri e articoli in difesa dei magistrati. Molti hanno visto in Mani pulite una "rivoluzione pacifica della società civile", riprendendo una definizione di Indro Montanelli.
Gli autori del libro Mani pulite, la vera storia (2002) affermano che dei 430 assolti nel merito (il 19%), non tutti sono stati riconosciuti estranei ai fatti. Alcuni imputati pur avendo commesso il fatto, non sono stati ritenuti punibili: i giudici hanno ritenuto il fatto commesso, ma li hanno assolti con la formula «il fatto non costituisce reato» in quanto non vennero considerati pubblici ufficiali. In quest'ottica gli assolti perché riconosciuti estranei ai fatti contestati scenderebbero a circa 150.
Gli autori aggiungono inoltre che di quei 150 molti sono stati assolti grazie alle riforme giudiziarie, che tramite l'art. 513 c.p.p. (giudicato poi incostituzionale) e la riforma denominata «giusto processo», hanno invalidato le prove di vari procedimenti.
L’evento con ingresso libero si è svolto presso la Sala Congressi dell’Hotel “Sheraton Nicolaus” – Via Card. A. Ciasca n. 27, con inizio alle ore 18:30.