L'attuale stato di salute della giustizia penale italiana

1 L'attuale stato di salute della giustizia penale italiana

Bari, 15 novembre 2008 – L’Associazione Culturale “Gens Nova” ha presentato l’incontro-dibattito dal tema: “L’ATTUALE STATO DI SALUTE DELLA GIUSTIZIA PENALE ITALIANA”.
Relatori: Dott. Luigi De Magistris, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro; Avv. Vito Nanna, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari.
Ha moderato il Prof. Avv. Antonio Maria La Scala, Avvocato del Foro di Bari e Presidente Nazionale dell’Associazione “Gens Nova”.
Con questo convegno si è voluto analizzare le complesse problematiche legate all’amministrazione della giustizia italiana. E’ ormai fin troppo noto che, in Italia, una sentenza di primo grado non si fa attendere meno di cinque o dieci anni.
Non c’è Tribunale, nel nostro Paese, che sia in condizione di esprimersi in tempi più rapidi di questi. L’Unione Europea, che si è espressa a riguardo, ha richiamato più volte l’Italia a un rispetto dei tempi medi di giudizio e il Ministro della Giustizia si è impegnato nella creazione di strumenti a favore dell’efficienza giudiziaria, al fine di contenere la durata dei processi al massimo entro cinque anni. Occorre, tuttavia, rilevare che, nella attuale condizione del nostro Paese, questo limite è soltanto teorico. Troppe sono le mancanze, le inefficienze, i vuoti da colmare prima di poter intravedere i contorni di una riforma di questa portata. La macchina giudiziaria sembra sul punto di naufragare e da ogni parte dell'Italia gli uffici giudiziari lamentano carenze di personale e di fondi.
Un importante tema affrontato è stato quello della quantità di lavoro che “precipita” ogni giorno sui tavoli dei giudici. Lo dicono i dati: la litigiosità, nel nostro Paese, aumenta. In Italia, negli ultimi venticinque anni, il numero delle cause è circa quintuplicato.
E’ pur vero che se in ambito civile la richiesta di giudizio è notevole, bisogna evidenziare che le cause sono da ricercare anche nell’evoluzione della società e dei suoi valori perché tutto ciò risponde anche alla crisi della famiglia.
36
In ambito penale, benché la durata dei processi sia mediamente inferiore, gli inceppi che dilatano, in maniera qualche volta abnorme, la durata dei processi sono la complessità dell’attività istruttoria, che si traduce nell’ascolto di decine di testimoni e non da meno i motivi più gravi ed evitabili, legati alle procedure riferite alla pretestuosità del giudizio. La lentezza della giustizia e il malfunzionamento della “macchina” processuale fanno qui i peggiori danni. Nella maggior parte dei casi l’impugnazione permette, in sede penale, di allungare i tempi del processo a tal punto da rendere piuttosto frequente la caduta in prescrizione, in secondo grado o in Cassazione.
E’ emerso che una delle peggiori piaghe della giustizia italiana è il formalismo giudiziario. Un codice di procedura che comprende più di 600 articoli non è di certo un codice ben congegnato. Le leggi sono spesso mal scritte, disorganiche e spesso anche contraddittorie fra loro. Ai nostri processi manca praticamente la semplicità.
La Corte Europea ha inoltre fissato i criteri per la quantificazione del danno dovuto per l'eccessiva durata dei processi: per ogni anno di ritardo si riconosce una somma compresa tra i 1000 e i 1500 euro. Poco davvero se si pensa ai costi che una giustizia inefficiente scarica sulla collettività e ai costi (monetari e morali) affrontati dai cittadini.
L’evento con ingresso libero si è svolto presso la Sala Congressi di “Villa Morisco” – Corso Umberto I n. 51 Bari-Santo Spirito, con inizio alle ore 18:00.